Natale Partegiani

Natale Partegiani

Un intransigente del solidarismo cristiano 


Incontrai Gervasio per la prima volta nel1957 in una prima classe elementare; ero allora maestro supplente. II primo a presentarsi col quaderno aperto per farmi vedere il suo lavoro scolastico fu un frugoletto che mi guardava arditamente con i suoi occhioni vivaci in attesa del giudizio. Al mio «Bravo! », prontamente, indicandomi i compagni, esclamo: «Anche loro sono bravi! ». Questo atteggiamento fu una delle caratteristiche naturali e dominanti della personalità di Gervasio: l' attenzione per gli altri, che quel grande educatore pragmatico, il defunto arciprete don Remo Tonoli, gli fece scoprire negli umili e nella povera gente.

La fede genuina che s' era radicata profondamente in lui negli anni giovanili, provati anche dalla perdita prematura del padre, la serietà del suo impegno negli studi, l'intelligenza lucida e vivace, la sua naturale generosità, lo portarono ad impegnarsi ed a farsi notare nei convegni parrocchiali, nel consiglio pastorale e nelle iniziative promosse da don Remo, per studiare e risolvere i problemi spirituali ed esistenziali della comunità.

Da studente liceale e da universitario scoprì, conl'impegno politico, Ie potenzialità delle istituzioni democratiche quali fattori determinanti per la promozione dei ceti più umili e maturò in lui l'idea che fu guida del suo impegno e della sua passione politica: lo sviluppo equilibrato ed umano della nostra società democratica dipende ed e strettamente legato alle soluzioni che la medesima sa dare alIa promozione delle categorie meno protette, secondo Ie indicazioni del personalismo e del solidarismo cristiani.

Durante il periodo della contestazione giovanile emerse quale leader aggregante dei giovani del nostro paese che seppe coinvolgere su tematiche ideali, quali la pace e lo sviluppo dei popoli del terzo mondo e sui problemi concreti relativi al funzionamento delle istituzioni democratiche locali e sulla situazione esistenziale degli anziani, delle persone emarginate, dei lavoratori a basso reddito e dei disoccupati.

SuI tema della pace, che allora aveva nella guerra nel Vietnam la sua pietra d'inciampo, numerose furono Ie manifestazioni organizzate nel paese e suI sagrato della chiesa, Gervasio tanto fece da convincere i suoi numerosi amici ad organizzare un pullman autofinanziato per partecipare alIa manifestazione che si teneva a Torino in Piazza S. Carlo: era una manifestazione oceanica contro il golpe del generale Pinochet in Cile. Accadde così che nel mareggiare uniforme delle bandiere rosse, sostenute com'era d'uso allora da grossi manganelli, spuntarono i bianchi vessilli scudocrociati dei nostri; solamente la meraviglia suscitata da quel coraggio incosciente evitò ai nostri un pestaggio.
Era infatti questo un altro tipico comportamento di Gervasio: quand'era convinto che una causa era giusta, sentiva come un dovere irrinunciabile il sostenerla, costasse quel che costasse. A tal punto seppe trasmettere la sua passione politica ai suoi amici da convincerli ad impegnare tutto il loro tempo libero dallo studio e dal lavoro quotidiani e documentarsi sui problemi della comunità per studiarne e per proporne Ie soluzioni.

In tal modo trasformò il gruppo della contestazione in gruppo di studio e di proposta. II numeroso gruppo di giovani che lo seguivano si suddivise in sottogruppi, ognuno dei quali si assunse il compito di studiare e di approfondire un determinato aspetto della realtà locale, di aggiornarsi su leggi e regolamenti, di fare ricerche e di proporre soluzioni ai problemi locali esistenti ed emergenti.

Non si contarono Ie riunioni serali, i convegni autofinanziati dei sabati e delle domeniche che portarono, dopo due anni di intenso lavoro, alIa stesura di cinque documenti programmatici sulla giustizia fiscale (allora era ancora in vigore la tassa di famiglia), sulla scuola, con particolare attenzione ai problemi della scuola materna locale, sugli anziani, sui bisognosi e suI funzionamento delle istituzioni benefiche del paese, suI grosso problema della utilizzazione razionale del territorio per risolvere i problemi della casa, dell' occupazione, del lavoro autonomo e dipendente contro la speculazione edilizia, e sui problemi connessi al tempo libero ed all' educazione permanente.

Quei documenti sono poi diventati i parametri di riferimento per la programmazione e l'intervento dell'Amministrazione locale dal '70 in poi e la loro preparazione diventò l' occasione per la formazione della nuova classe dirigente del paese. E lui, Gervasio, in questa lungo lavoro di preparazione e del programma e della nuova classe dirigente era onnipresente a incoraggiare, a puntualizzare, a fornire documentazione, a stabilire contatti e ad invitare persone qualificate, a stimolare, a riprendere, a lodare, ad esigere impegno e rigorosità di indagine e di proposta e soprattutto di comportamento, ad esporsi sempre in prima persona contro Ie disfunzioni delle istituzioni locali e contro quegli interessi privati che contrastavano con gli interessi pubblici e delle categorie dei cittadini meno protetti, a distribuire agli amici i documenti ecclesiali e politici che riteneva più significativi e che acquistava di tasca propria, a trascinare tutti col suo entusiasmo e col suo esempio a dare il meglio di se stessi con la sola prospettiva della soddisfazione del dovere compiuto.
Infiniti sono gli esempi che si potrebbero portare per evidenziare il comportamento cristallino e generoso di Gervasio nella vita civile, ecclesiaIe, sociale e politica; comportamento che se per un verso gli attiro molte amicizie e simpatie, per un altro gli procuro opposizioni palesi (poco consistenti in verità) e soprattutto occulte, che sono state causa non trascurabile della sua personale sconfitta elettorale.

Mi limiterò a ricordare, anche perché e la più conosciuta, la posizione di sostegno agli autoconvocati della O.M. ch' ebbe a prendere come segretario della D. C. bresciana che non poco infastidì e addirittura scandalizzo l' establishment sindacale, politico ed imprenditoriale della nostra provincia. Gervasio si trovo a scegliere, come spesso gli era accaduto, tra i principi che avevano sempre ispirato il suo impegno e l' opportunità del calcolo politico. Di fronte alIa posizione degli autoconvocati nella quale aveva soprattutto visto il recupero dell'utopia solidaristica, che aveva fatto della classe operaia un soggetto politico importantissimo nello sviluppo della società, contro il corporativismo che s' andava in essa diffondendo e consolidando, Gervasio non esitò a dar loro il suo appoggio, pur essendo consapevole, ed i fatti successivi confermarono, del prezzo che anche suI piano personale avrebbe dovuto pagare. Era però questo il Gervasio che noi conoscevamo, stimavamo ed amavamo. Per la stima che gli portavamo, molti di noi, tra cui un gran numero di giovani, sottoscrivemmo la sua campagna elettorale sapendo ch'egli non aveva finanziamenti occulti sui quali far affidamento ne tantomeno Ii voleva, e senza operare contropartite perché Gervasio ce l' aveva detto a chiare lettere: «Si lavora tutti per un progetto e non per la mia persona». Dopo aver conosciuto i risultati delle elezioni che lo vedevano perdente per pochi voti, m'ebbe a dire: «Ciò che mi preoccupa non è la mia posizione personale, ma è la sorte del progetto che tanti amici condividono e per il quale continuerò ad impegnarmi».

Devo confessare che ad un anno dalla scomparsa di Gervasio e della sua indimenticabile famiglia il vuoto da essi lasciato nel mio animo s'è fatto ancora più grande.

Tutte Ie volte che entravo nella loro casa provavo la sensazione di trovarmi a casa mia, perché la dolce Emanuela sapeva subito mettermi a mio agio coinvolgendomi con naturalezza nei sereni ritmi della sua famiglia, mentre la riflessiva Francesca mi mostrava i suoi lavori e l' esuberante Elisabetta rallegrava tutti con i suoi cicalecci e Ie sue trovate. Con loro mi sembra d' aver perso una parte della mia famiglia.

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