Elez. amm. Coccaglio 1985

In questo breve intervento di Gervasio, pubblicato su un giornaletto della D.C. di Coccaglio in occasione delle elezioni amministrative del 1985, ci sembra possibile cogliere vive alcune delle doti migliori dell’amico scomparso, la passione intellettuale per cercar di capire il senso delle grandi trasformazioni storiche del nostro tempo, coniugata con l’attenzione e l’amore per la realtà locale, per la sua piccola città; e la testimonianza di un modo di intendere la politica come profondo impegno morale, come lo strumento e la dimensione attraverso cui tutto un popolo, e in particolar modo "i più deboli e i più dimenticati ", possono insieme emanciparsi e divenire una solidale comunità di uomini liberi. 
Siamo ormai entrati nella fase di passaggio dalla società industriale alla società post-industriale: dopo la rivoluzione dell'energia quella dell'informazione. Si calcola che nei prossimi quindici anni, per effetto delle tecnologie (eletronica, informatica, robotica), i servizi, la ricerca, la cultura prenderanno il soppravvento sull’industria e sull’agricoltura, nelle quali non sarà impiegata più del 15% della popolazione occupata. Pertanto l’espulsione della manodopera dalle tradizionali strutture produttive continuerà.

In futuro l’organizzazione della conoscenza teorica diverrà un fattore determinante di innovazione, e dunque il progresso economico e le istituzioni intellettuali (scuole, università, laboratori) diverranno il centro della struttura sociale. Se finora sono prevalse le grandi concentrazioni produttive in futuro prevarranno le piccole e medie. Si calcola che il 60% delle professioni di qui al duemila non siano ancora conosciute. Come nel passaggio dalla società rurale a quella industriale è avvenuto un profondo cambiamento della mentalità, altrettanto e di più avverrà nei prossimi anni.

Le profonde modificazioni introdotte dall'automazione nei rapporti dell'uomo con il suo lavoro renderanno necessario favorire il suo adattamento. Pure il fatto che la radio e la televisione ci invadano mediante l’immagine in una prospettiva mondiale, ci costringerà ad assimilare, ad integrare nel nostro comportamento i cambiamenti e le sollecitazioni che ci vengono da ogni parte, di modo che la virtù essenziale dell’uomo in questa parte ultima del XX secolo sembra proprio essere l’adattabilità.

Questa adattabilità deve essere preparata fin dalla scuola, che non può rimanere immobile quando tutto cambia intorno ad essa e deve essere sostenuta da una molteplicità di occasioni e di strumenti formativi che la società deve offrire all'individuo. L'educazione nei prossimi anni non potrà limitarsi al periodo scolalstico bensì dovrà estendersi a tutta la vita, e dovrà consentire a ciascuno di considerare i dati essenziali di un mondo in mutazione, accettare di preparare a una pluralità di esperienze senza dispersione, a una mobilità senza instabilità, a una disponibilità senza disimpegno, al cambiamento senza laceramento, al riordinamento senza alienazione.

Ma non è un problema soltanto di strutture bensì anche di mentaliltà e di valori. Occorre riportare al centro della società il valore della persona umana, della sua dignità, che conta più del progresso, del profitto, dell'economia, che è portatrice di alcuni diritti inalienabili come il diritto alla libertà, alla pace, alla vita, alla salute, al lavoro. Ebbene, anche in una piccola comunità come la nostra, sempre più legata ed inserita nella comunità nazionale ed internazionale, dovremo essere all'altezza del tempo che ci è dato di vivere, accettare e gestire il nuovo senza perdere però i legami con il passato, quel senso di appartenenza ad una storia comune: gioie e sofferenze vissute in atteggiamento di condivisione con gli altri, che solo rende umana, irripetibile, un valore sacro e inestimabile, la vita di ciascuno.

Le generazioni che hanno avuto il merito di realizzare con grandi sacrifici e alto senso del dovere le conquiste di libertà e di progresso economico, sociale e civile di oggi; coloro che, grazie alla libertà e alla democrazia, hanno avuto la possibilità di riscattarsi da condizioni di arretratezza e di raggiungere una posizione sociale sicura, non possono ignorare che nel nostro tempo la questione prioritaria è offrire una prospettiva ai giovani, coinvolgerli nella costruzione del futuro; con fiducia: a cosa sarebbe servito tutto quanto è stato costruito, se i giovani di oggi e di domani non si sentissero orgogliosi di questa eredità e chiamati ad esserne degni?

Pure misura del grado di sensibilità umana e cristiana di una comunità è la sua capacità di farsi carico di coloro che vivono in condizioni di disagio, di emarginazione, di sofferenza, chiunque essi siano.

Tutto questo, anche se difficile e ambizioso, è possibile, se al centro della nostra vita comunitaria poniamo il valore della solidarietà, se rafforziamo e rendiamo più matura la partecipazione, moltiplicando le esperienze di corresponsabilizzazione.

Abbiamo insieme, realizzato nell'ultimo decennio nella nostra Coccaglio strutture e servizi che hanno elevato le condizioni di vita di tutti e, in particolar modo, dei più deboli e dei più dimenticati: ora dobbiamo consolidare queste conquiste e accompagnare a quella quantitativa una crescita qualitativa della vita comunitaria. Non ci interessa un progresso anonimo; ci sta a cuore, come partito di ispirazione cristiana, che la crescita sia a misura di ogni uomo. 

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