Gianbattista Scalvi

13 Luglio 1988
Incontro commemorativo
Teatro nel Castello di Coccaglio
Testimonianze di don Mario Pasini, Renzo Baldo, Giambattista Scalvi


II personalismo cristiano nella fatica del quotidiano e della politica
di Giambattista Scalvi


Ad un anno dalla morte di Gervasio, della moglie Emanuela e delle piccole Elisabetta e Francesca ci siamo incontrati a ricordare questa famiglia felice e, per quel che mi riguarda, a descrivere in qualche modo, certo riduttivo, quanto ci è stato donato da quest'uomo che, seppure morto così giovane, ha rappresentato uno degli incontri più significativi per chi lo ha conosciuto; magari correndo il rischio di trascurare il fatto che Gervasio non puo essere ricordato se non insieme alle sue idee, ai suoi amici ed ai suoi familiari. 
L'impegno politico di Gervasio era la testimonianza di quella dimensione tragica della azione che i grandi uomini hanno: egli affermava spesso che il campo dell' azione non è sano e vitale se trascura, o a maggior ragione se rifiuta, la preoccupazione dell'efficienza o il contributo della dimensione spirituale.

Questo «contesto globale dell'azione» che si articola tra la preoccupazione dell' efficacia e la testimonianza, e cioè tra la politica e la profezia, genera la necessità della presenza combattiva e coraggiosa e della riflessione costante, che anima e da senso all' agire. E per questa sua profonda interiorità che abbiamo conosciuto Gervasio come una grande persona: egli fu un politico senza mai dimenticare che se manca una forte ispirazione ideale l'impegno civile si avvilisce, diventa facile al compromesso e degenera progressivamente verso il formalismo, perchè la politica «si perde se non sa ascoltare certe verità con la rigidezza dell'assoluto» (Gervasio diceva spesso che su certe questioni bisogna essere integraIisti).

Egli era constantemente richiamato, in sostanza, dalla sua profonda esperienza spirituaIe, dalla coscienza della incredibile profondità dell'esistenza personale e del mistero tremendo della sua libertà, «che non è legata indissolubilmente ail'essere personale come una condanna, ma che gli è proposta come un dono che questi può accettare o rifiutare».
Gervasio lo accettò come tale, come un dono, e, perciò, fece della sua libertà un cammino di liberazione, che doveva essere fatto insieme alle altre persone.

La concezione di libertà maturata da Gervasio lasciava trasparire l'ansia e l'impazienza di donarsi, di condividere, di cooperare ed era evidentemente incompatibile con il narcisimo neo-liberale, la cui ideà di liberta è, anacronisticamente, troppo piegata su di se, troppo incurante dei drammi umani. Egli era perciò indotto a ricercare amicizie significative e la condivisione sincera dei problemi degli uomini; il riscatto delle classi popolari e la loro partecipazione alia vita sociale rappresentavano al tempo stesso un programma politico e una condizione per realizzare se stesso. La sua politica era animata dalla passione e dalla fedeltà alle emarginazioni e ai bisogni degli ultimi, proprio perche aveva compreso che «il personalismo cristiano non è un rampollo dell'individualismo che assume l'io come una realtà isolata, in una separazione originaria dal mondo e dagli altri», che oppone Ie coscienze e Ie rende insensibili, in un solitario atteggiamento di esclusione e rivendicazione.

L'ottimismo cristiano di Gervasio consisteva nel dichiarare che l'uomo non è un essere solo e desolato, ma è «un uomo attorniato, assistito e chiamato». Non dimenticheremo mai la gioia esistenziale che fondava il suo sentimento del mondo e che si ancorava proprio al bisogno interiore di procedere insieme, di non dimenticare nessuno. II richiamo continuo al valore dell' efficienza come dimensione costitutiva della politica portava con se la freschezza di una intenzione originale: la politica deve essere efficiente perchè questa è l' altare sul quale la società opulenta può riconciliarsi al mondo dell'esclusione e della emarginazione.

Questa tensione interiore tra la profezia e l'impegno pubblico ha fatto di Gervasio un uomo singolare, conoscitore profondo del nostro tempo, della storia e dei suoi meccanismi, e capace di organizzarli, senza tuttavia mai aderirvi fino al punto di identificarsi con essi.

La fierezza di Gervasio, che accompagnava la sua azione intrepida e coraggiosa e che il suo pudore e la sua umiltà non riuscivano a celare, derivava da questa tensione tra la contemplazione del valore, che trascina proprio perchè è oltre la storia, e la mediazione costante del procedere quotidiano. La sua sicurezza e la sua intraprendenza erano collegate alIa certezza di combattere una causa comune agli uomini più comuni ed è per questo che il suo impegno politico non poteva non coinvolgerlo fino in fondo e non poteva che generare quella posizione sociale autentica che ha caratterizzato la sua vita.

Ho incontrato Gervasio in numerose occasioni; ricordo in particolare quando ebbi modo di apprezzare la lucidità del suo pensiero durante uno di quei corsi estivi che Ie Acli bresciane organizzano annualmente a Fai della Paganella. Egli parlava della politica e del senso dell'impegno e ci invitava a non trascurare la lettura di Mounier.
L'idea che egli diffondeva era che la politica non è una cosa sporca; la sporcano gli uomini, che non la vivono come vocazione, che non sono anche profeti, che si stancano della incessante interpretazione che la propria vocazione richiede e che sola puo spezzare ogni mira più limitata, ispirata all'interesse, al successo, all'adattamento. La politica e un bene, perchè in essa si realizza il bisogno di condividere, di crescere insieme, di realizzare la persona umana che è gratuità.
La politica proposta allora come possibile luogo di santità, perchè in essa è possibile essere cristiani creatori e originali, di frontiera, propositori di modelli nuovi di convivenza civile e, al tempo stesso, tanto incarnati nel mondo da non dimenticare l'oggi dell'uomo e Ie sue passioni e tanto vicini agli uomini da non correre il pericolo che la propria esistenza passi inosservata.

La politica come strumento di salvezza nell'avventura di ogni persona, perchè luogo privilegiato, che ci richiama costantemente alIa necessità di intrecciare la nostra esistenza al destino delle persone che ci vivono accanto. Non ci salveremo da soli e la politica è una porta aperta sul mondo, che sprona ad essere strumento di comunione. Essa scuote dal letargo, perchè il richiamo costante che fa all' assoluto e al temporale invoca «la riunione di tutti quei frammenti in cui l'uomo è diviso: la meditazione e Ie opere, il pensiero e l' azione, il corpo e lo spirito».
La politica, infine, come luogo di verità: magnifiche Ie parole di Mounier: «La verità storica non si capisce se non in un impegno vissuto. Ritirarsi in camera alta e giudicare tutto e tutti in nome di criteri astratti diviene, a lungo andare, un sistema di acciecamento. Giacchè la verita sulle cose umane non esce bell'e pronta da due assi di coordinate ma da una comunita di destini, con Ie preoccupazioni, i problemi, gli errori anche di coloro dei quali condividiamo la sorte. Essa si svela più nel cammino di una vita comune che nei disegni tecnici».
La fedelta di Gervasio alIa testimonianza profetica, coraggiosa e vitale, da un lato, e, alla sua incarnazione storica scaturita nel bisogno della efficienza della politica dall' altro, non poteva non portarlo a interrogare criticamente Ie coscienze cristiane assopite.

Anche su questo punto credo abbia inciso nella formazione di Gervasio Mounier. «Nella quasi inintelligibilità verticale della storia noi non possiamo governare la nostra barca su un sistema di stelle fisse: Ie plaghe favorevoli che attraversiamo ci sono rivelate oltre che da costellazioni lontane, dalla luminosita dell' aria, dal gioco dei venti, dai riflessi dell' acqua da un benessere o da un malessere della vita che è in noi». Come a dire che l'idealismo sconfinato, la mania della perfezione non portano alla perfezione, ma alla perdizione.

Tutto quanto potrebbe realizzarsi di umile, imperfetto, finito, viene respinto in nome di un idealismo esasperato, viene negato e poi condannato giustificando così la propria ritirata e la propria fuga dall'impegno.
La preoccupazione della purezza è un impulso virile della politica se viene costantemente verificata sul campo della applicazione e dell'efficienza, da sola, produce cinismo, debolezza, rifiuti sprecati. La purezza fine a se stessa assicura la preoccupazione dell' ordine e la, scrupolosità delle coscienze, che perciò rischiano di essere sorde ai bisogni dell'uomo e impotenti davanti all'azione quotidiana. «Non c'e nessuna purezza e non c'e nessun diritto a giudicare l'impegno civile se l'integrità che si sbandiera non è maturata là dove Ie battaglie si devono fare, dove l'impegno è un servizio, dove il neutralismo è vile e dissolve lo spirito».

La testimonianza di Gervasio è stata virile perche egli è stato un cristiano coraggioso e originale, che non ha usato i talenti della rivelazione per seppelirli nel campo. Perchè anche oggi chi si aggrega alla «cultura di difesa» che serpeggia nel nostro mondo seppelisce i propri talenti. La preoccupazione di conservare l'autodefinizione di difensori della morale, della integralità culturale e la pretesa di custodire gelosamente Ie coordinate teologiche dell'impegno civile hanno in qualche misura abbruttito il fascino della voglia di promuovere e di migliorare e, cioè, la chiamata a moltiplicare i talenti.

La cultura delle difesa e l' organizzazione del consenso su uno spirito difensivo sono il segno più preoccupante della perdita di senso e di freschezza dell'impegno civile: il bello esige la propria realizzazione, pretende di essere speso e regalato, non di essere custodito e difeso. La dignita della persona si afferma migliorando Ie sue condizioni di vita materiali e spirituali; il personalismo cristiano non è un tema da salotto; la fatica del quotidiano e della politica sono più coerenti del clamore della crociata.

Gervasio, cresciuto in anni di contestazione e di lotta, ebbe il privilegio, ormai raro, di essere avviato alIa politica dal suo parroco e di essere da questi confortato e sorretto.
Insieme alle nuove sensibilita dei gruppi e dei movimenti, anche la pastorale delle nostre parrocchie deve scoprire la dimensione sociaIe dell' annuncio. Bisogna superare l' etica degli scrupoli di coscienza, che ripiega l'individuo su se stesso in un grottesco egoismo.

Ancora con Mounier possiamo dire che «il peccato, come la virtù, ha una portata che va oltre l'individuo e offende Dio e l'ordine del mondo, prima di fiaccare il peccatore».

L'appello di Gervasio non è solo rivolto al politico, affinchè l' azione non si esaurisca in se stessa soffocata dalla mancanza di assoluto di chi agisce, ma interroga anche Ie nostre comunità in modo drammatico, perche ogni ideaIe ha una sua incarnazione storica e se non ci faremo carico di dare dignità e far nascere nuovi interessi per l'impegno civile i nostri talenti andranno fuori corso; li avremo difesi scrupolosamente e mantenuti intatti ma nessuno sapra più che farsene. 

Nessun commento:

Posta un commento